Friedrich Nietzsche

Cenni biografici


Friedrich Wilhelm Nietzsche, filosofo tedesco, nasce il 15 ottobre del 1844 a Rocken, non lontano da Lipsia, da Karl Ludwig e Franziska Oehler. Dopo la morte del padre nel 1849, Nietzsche si trasferisce con la madre, le sorelle e alcuni famigliari a Naumburg dove incomincia ad andare a scuola e a coltivare passioni come la musica e la poesia. Nel 1865 decide di trsferirsi a Lipsia per studiare filologia classica, della quale, nel 1869, diventa professore all'università di Basilea fino al 1876 quando deve abbandonare l'insegnamento per motivi di salute (emicrania, perdita della vista, attacchi d'ira). Da allora visse viaggiando per l'Europa alla ricerca di climi adatti alle sue condizioni. Nel 1889 cade preda di una forma di follia che, salvo rari istanti di lucidità, lo accomagnerà fino alla morte il 25 agosto 1900.

 

Nietzsche: l'Italia e Genova


Nietzsche durante la sua vita viaggiò molto e trovò nell'Italia, soprattutto nel sud, una zona adatta alle sue condizioni fisico-mentali. Nietzsche ammirava l'Italia ancor prima di esservi stato, ne aveva sentito parlare bene dai suoi amici e soprattutto aveva letto e sentito le impressioni di Schopenhauer e di Goethe riguardanti la nostra penisola. A questo proposito il 3 settembre 1869 (sette anni prima di arrivare in Italia) scrisse a Erwin Rohde: "del anche io ho la mia Italia, come te; con la differenza che io vi posso trovare la mia salvezza solo il sabato e la domenica. Si chiama Tribschen e mi è ormai completamente familiare. Negli ultimi tempi sono stato là, a brevi intervalli, quattro volte e inoltre quasi ogni settimana una lettera parte nella stessa direzione. Carissimo amico, ciò che io imparo e vedo, ascolto e intendo laggiù è indescrivibile. Schopenhauer e Goethe, eschilo e Pindaro vivono ancora, credimi." Nietzsche visitò e abitò in molte città italiane come Roma, Venezia, Napoli e Messina, ma la località che il filosofo tedesco trovò migliore per la sua persona fu Genova, questo però prima di conoscere Torino che divennne la sua città prediletta. Nietzsche trovò a Genova un luogo dove poteva tranquillamente trascorrere il resto della sua vita, senza che nessuno lo disturbasse, in completo isolamento, confortato solamente dalla città, dalle passeggiate tra i vicoli, dai sali e scendi delle scalinate e dai momenti di riflessione che avvenivano sugli scogli a picco sul mare.

 

Soggiorni a Genova


Arrivò per la prima volta a Genova nell'ottobre del 1876 ma non vi restò a lungo. Egli era solito a molti spostamenti nell'arco di un anno e così il 22 ottobre partì per Napoli e soggiornò anche a Sorrento, Riva del Garda, Venezia e Naumburg, per poi fare nuovamente ritorno a Genova solo quattro anni più tardi. Nietzsche quindi non aveva in Genova una dimora fissa ma si spostava per periodi, più o meno lunghi, in altre località. I suoi spostamenti da Genova possono essere così sintetizzati: nell'ottobre del 1876 Nietzsche giunse per la prima volta a Genova prima di partire per Napoli il 22 ottobre; l'8 novembre del 1880 si stabilì a Genova, dopo quattro anni trascorsi tra Riva del Garda, Naumburg e Venezia, per rimanervi fino a maggio dell'anno dopo quando partì per Recoaro, paese in provincia di Vicenza; l'1 ottobre del 1881 Nietzsche tornò per l'ennesima volta a Genova per poi trasferirsi a Messina e sucessivamente a Roma a fine marzo del 1882; il 18 novembre del 1882 fece ritorno nel capoluogo ligure e dal 3 dicembre si sistemò nei dintorni (Santa Margherita Ligure, Portofino, Rapallo) fino a fine febbraio del 1883 quando tornò in città; da giugno visse a Roma, Venezia, Firenze e Nizza e tornò dalle parti di Genova (Ruta Ligure) solamente nel 1886; ad aprile del 1887 Nietzsche ritornò a vivere per poco tempo a Genova dove vi ricapitò per motivi fortuiti (cambio errato del treno) un anno dopo. Nietzsche, nel capoluogo ligure, non aveva una dimora fissa ma cambiava spesso appartamento. Dalle lettere che il filosofo tedesco scriveva ai suoi famigliari e amici, si è scoperto, che alloggiò in piccoli alberghi o in appartamenti presi in affitto e poco ospitali come quello di via Palestro o della salita delle Battistine.

 

Perchè proprio Genova?


Quando nell'autunno del 1876 arrivò per la prima volta a Genova, Nietzsche stava fuggendo dal suo passato, dalla sua giovinezza e dai mali d'amore che lo affannavano. Nietzsche scappò dall'amore segreto per Cosima Wagner che non gli consentiva di vivere seneramente e tentò di guarire dalla malattia che lo stava assillando rifugiandosi in Italia. Egli pensò che la cura per guarire dai suoi mali fosse fatta di "Sud e latinità" e trovò proprio in Genova e dintorni, la città che faceva a caso suo. Scelse Genova perchè città di mare e soprattutto di porto, con milioni di persone che arrivavano e che partivano, ricca di luoghi per riflettere, di vicoli e piazze da visitare, da vivere. Quindi Nietzsche decise di andare a Genova per abitarci, per costruire una sorta di muro tra passato e presente e per crearsi una nuova vita fatta di solitudine e riflessione. A conferma di questa sua ricerca di solitudine abbiamo alcune sue lettere scritte ai famigliari o agli amici. Nel IV volume dell'Epistolario di Friedrich Nietzsche, edizione condotta sul testo critico stabilito da Giorgio Colli e Mazzino Montinari, troviamo diverse lettere di Nietzsche che raccontano della sua solitudine e della sua volontà di stare da solo. Il 24 novembre 1880 scrisse alle sorelle da Genova dicendo: "Mie care,stotentando ancora una volta di trovare un genere di vita che sia in armonia con me stesso, e credo che questa sia anche la via della guarigione; finora almeno, per ogni altra via, non ho fatto che rimetterci la salute. Voglio essere il mio medico, e per questo è necessario, nel mio caso,che io sia fedele a me stesso nel modo più assoluto, e che non presti più ascolto ad alcuna voce estranea. Non so dirvi quanto mi giovi la solitudine! Ma non crediate affatto che questo riduca il mio affetto per voi! Aiutatemi piuttosto a tenere segreto il mio ritiro: soltanto così potrò trarne vantaggio in tutti i sensi" (tratto dalla lettera numero 68 dell'Epistolario di Friedrich Nietzsche, volume IV, edizione italiana diretta da G. Collie e M. Montinari). Questo però non è tutto, il viaggio di Nietzsche a Genova non è dovuto solamente alla volontà del filosofo di stare da solo, ma il capoluogo ligure è visto come una tappa del suo percorso formativo. Infatti, come è risultato dal Convegno internazionale di studi "Attualità e inattualità del pensiero di Friedrich Nietzsche" svoltosi a Riva del Garda il 6 aprile 2001, Nietzsche concepiva il viaggio come un mezzo per accrescere le sue conoscenze e per maturare. Nella lingua di Nietzsche, il tedesco, nelle lingue classiche e così come nella lingua italiana, nella parola "esperienza" è contenuta l'idea di viaggio: l'esperienza come viaggio, il viaggio come metafora dell'esperienza. Nietzsche come detto prima fece molti viaggi, spostamenti, partenze, ritorni e cambi di domicilio, tutti intrapresi, come i soggiorni a Genova, per fare nuove esperienze e per proseguire passo dopo passo il proprio percorso formativo.

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Opinioni di un filosofo

Si può sicuramente affermare che Nietzsche era affascinato da Genova, dai suoi numerosi palazzi, dalle sue particolarissime strade e anche dai suoi insoliti abitanti. Nietzsche elogiava coloro che avevano costruito la città in opposizione ai costruttori dei centri del nord (Germania), esprimeva apprezzamenti anche per gli stessi liguri che, grazie al loro spirito di scoperta presente nei secoli nel loro d.n.a, si aggiravano per il "loro" vicoli osservando con estrema attenzione tutto ciò che gli circondava. Nel IV libro della Gaia Scienza, esattamente nel capitoletto numero 291 Nietzsche scrisse: "Genova. Mi son guardato per un bel pezzo questa città, le sue villette e i parchi e il circolo vasto delle sue colline e declivi abitati; e devo dire infine che vedo volti di generazioni scomparse; questa contrada è disseminata di simulacri di uomini arditi e signori di sé. Essi hanno vissuto e hanno voluto continuare a vivere - questo mi dicono con le loro case edificate e abbellite per i secoli e non per l'ora fuggitiva: si sentivano ben disposti verso la vita, per quanto malvagi potessero spesso essere stati con se stessi. Vedo sempre l'uomo che costruisce, che fa riposare il suo sguardo su tutto quanto gli è stato edificato intorno, lontano e vicino, e così pure sulla città, sul mare e sulle linee delle montagne; vedo che, con questo sguardo, esercita il suo potere e la sua conquista: tutto questo egli vuole inserire nel suo disegno e farne infine sua proprietà, essendo diventato una parte dell'uno e dell'altra. Questa interacontrada trabocca, nel suo crescere, di questo magnifico, insaziabile egoismo che gode del possessoe della preda; e come questi uomini non riconoscevano nessun confine nella lontananza e, nella loro sete di cose nuove, instaurarono un modo nuovo accanto all'antico, così anche in patria ognuno continuava sempre a ribellarsi contro l'altro ed escogitava un modo per esprimere la sua superiorità e per interporre tra sè e il suo vicino la sua personale infinitudine. Ognuno si riconquistava ancora una volta per sè la sua patria,soggiogandola con i suoi pensieri architettonici e trasformandola, per così dire, nella delizia della sua casa. Se si osserva il modo con cui sono costruite le città del nord, è la legge a imporsi e il piacere della legalità universalmente diffuso, nonchè l'obbedienza: s'indovina in tutto questo quell'interiore disporsi all'uguaglianzae inserirsi in un ordine che deve avere dominato l'anima di tutti i costruttori. Ma qui, a ogni angolo di strada, trovi un uomo che sta per se stesso, che conosce il mare, l'avventura e l'Oriente, un uomo che è avverso alla legge e al vicino, come a qualcosa di tedioso, e che misura tutto il già costituito e già antico con l'invidia nello sguardo: egli vorrebbe, con una mirabile sottigliezza della fantasia, dare ancora una volta nuove fondamenta a tutto questo, almeno nel pensiero, sopra posarvi la mano e dentro il suo intendimento - fosse anche soltanto per l'attimo di un meriggio assolato, quando la sua anima insaziabile e melanconica si sente per una volta sazia, e ai suoi occhi è qualcosa di proprio, e non già di estraneo, che finalmente può mostrarsi." (Friedrich Nietzsche, Idilli di Messina La Gaia Scienza e Frammenti Postumi (1881-1882), versioni di Ferruccio Masini e Mazzino Montinari, Adelphi, Milano). Il filosofo tedesco approvava la passione dei genovesi per la scoperta di cose sempre nuove, il loro attaccamento alla città senza rinnegare i paesi lontani e il loro desiderio di conquista che si respirava in ogni angolo della città. Nietzsche era in perfetta coesione con Genova e con i suoi abitanti ai quali si sentiva fortemente legato proprio perchè simili a lui. Ciò lo fece chiaramente capire a Franz Overbeck nella lettera del 21 ottobre 1881: "... questa città (e anche questa gente) si accorda con il mio carattere, mi da la forza di resistere e di non abbandonare i miei sforzi..." In un altra lettera scritta qualche giorno prima sempre a Franz Overbeck, Nietzsche fece intuire che la sua passione per Genova non fosse da ricercare nella sua bellezza, ma nella sua diversità e unicità: "Ebbene, caro vecchio amico, eccomi di nuovo nella mia Genova, la città meno moderna che io conosca e che al tempo stesso scoppia di vitalità - qualcosa di assolutamente non romantico e tuttavia veramente non comune: continuerò dunque a vivere sotto la protezione dei miei santi patroni locali, Colombo, Paganini e Mazzini, che insieme rappresentano molto bene la loro città..." Naturalmente Nietzsche fù attratto anche esteticamente dal capoluogo ligure e in particolare dal Campo Santo di Staglieno, citato e apprezzato in due lettere: "...qui ho la calca e il silenzio e sentieri sulle alture, e una cosache è più bella di come l'ho sognata, il campo santo." (lettera del 24 novembre 1880 a Heinrich Koselitz); "...quando c'è stato il grande corteo di Carnevale siamoandati al Cimitero, il più bello tra i più belli del mondo..." (lettera scritta a fine febbraio del 1882 a Franziska ed Elisabeth Nietzsche). Il cimitero di Genova gli stava così tanto a cuore da dedicare, negli Idilli di Messina, un componimento poetico alle figure monumentali presenti in esso ossia Pia, caritatevole, amorissima (Nel Campo Santo). Probabilmente trovò nel cimitero un luogo dove poter stare in solitudine così come doveva avvenire nel giardino di Villetta di Negro, situato non lontano dalla sua abitazione, al quale era talmente affezionato da sentirlo proprio: "...ero nel mio giardino, ossia quello della Villetta di Negro, accanto al quale abito (Stendhal una volta lo definì uno dei luoghi più pittoreschi d'Italia) e pensavo a Lei con tanto affetto..." (lettera del 27 novembre 1881 a Heinrich Koselitz). Più che dai monumenti, Nietzsche sembrava interessato dalle strade di Genova così inusuali e apparentemente prive di un qualsiasi senso logico: "Mie care, eccomi di nuovo sistemato nella vecchia Genova, in mezzo al groviglio dei vicoli e in netto contrasto con l'eleganza dei malati di Nizza..." (lettera del 4 ottobre 1881 a Franziska e Elisabeth Nietzsche); "...dove trovo un'altra città così perfettamente lastricata con pietre larghe come Genova, dove anche se mi aggiro nei dintorni trovo sempre pietre dure e lisce (e con scannellature sulle strade in salita)?" (lettera del 21 dicembre 1881 a Franziska e Elisabeth Nietzsche).

 

Opere di Nietzsche a Genova


Nietzsche scrisse diverse opere nel periodo che visse a Genova, quasi fosse ispirato dalla stessa città. Il filosofo tedesco compose numerose poesiee nel 1880, proprio a Genova, incominciò la stesura di "Aurora". L'anno seguente nel periodo autunnale scrisse "La gaia scienza" e a marzo dell'anno dopo presero forma "Gli Idilli di Messina" proprio prima di partire da Genova per la città siciliana. Sempre nei pressi di Genova scrisse lo "Zarathustra" che sembrava proprio dedicato ai paesaggi liguri.

Ricapitolando


Nietzsche conosceva molto bene Genova, probabilmente l'avrà girata in lungo e in largo cercando di scoprire angoli della città sempre nuovi dove passare intere giornate a riflettere. Nei rari momenti di tregua che lo tenevano lontano dalla malattia, Nietzsche usciva dalla sua piccola casa e, come Cristoforo Colombo che partiva dal porto alla scoperta di nuove terre, si incamminava con carta e penna per vie e scalinate di Genova in cerca di zone mai viste che riuscissero a dargli nuove emozioni. La città era l'ideale per raggiungere i suoi obbiettivi grazie ai numerosi vicoli dover poter perdersi e trovarsi fortuitamente in luoghi solitamente nascosti. La sua permanenza a Genova la trascorse non da turista ma da avventuriero, da "Cristoforo Colombo", alla cui figura era molto legato. Non sentendosi un turista Nietzsche non si soffermò molto sui soliti palazzi e monumenti della città ed è per questo motivo che nelle numerose lettere spedite ad amice e parenti non troviamo nessun riferimento preciso per esempio a Palazzo Rosso o a Palazzo Spinola. Nietzsche preferiva invece raccontare ai suoi cari come erano ben lastricate le strade o come erano ben curati i giardini. Come detto già in precedenza, Nietzsche ammirava i genovesi e il loro modo di porsi alla città e proprio come uno di loro lui si voleva comportare. A Genova Nietzsche si sentiva "superbo e felice" (aggettivi presenti in molte lettere scritte dal filosofo da Genova) e trovava spesso giovamento fisico e mentale dai paesaggi genovesi. Il Nietzsche "genovese" non fu il solito uomo con pensieri esclusivamente negativi, ma forse proprio a Genova si attuò il cambiamento dell'uomo Nietzsche, non solo più critico rispetto alla vita ma dotato di un pensiero nuovo, meno pessimista.

Ultimo aggiornamento 26 Ottobre 2022